Abbacchiatore raccolta olive elettrico o ad aria guida alla scelta

Abbacchiatore raccolta olive: elettrico o ad aria guida alla scelta

La raccolta delle olive si avvicina e quale alleato migliore dell’abbacchiatore per noi che dobbiamo raccoglierle!
Gli abbacchiatori sono strumenti essenziali per facilitare la raccolta delle olive direttamente dall’albero. Questi dispositivi motorizzati sono progettati per vibrare e scuotere i rami, facendo cadere le olive in modo ordinato, per una raccolta rapida e efficace.
Oggi, gli abbacchiatori si dividono principalmente in due categorie: ad aria compressa ed elettrici. Ogni tipo ha i suoi punti di forza e di debolezza, e la scelta tra i due dipende da diverse variabili.
Come scegliere quello adatto a te? Scopriamo insieme le caratteristiche principali di ciascun tipo: oggi vogliamo aiutarti a fare la scelta giusta.

Abbacchiatori cosa sono e tipologie

Gli abbacchiatori, detti anche sferzatori o scuotitori, sono dei pettini motorizzati per la raccolta delle olive direttamente dall’albero, sorretti e comandati da un operatore.
Ne esistono di varie forme e dimensioni, e sono generalmente montati su aste di prolunga per consentirne l’uso da terra senza l’ausilio di scale.

L’asta che sorregge l’abbacchiatore raccolta olive può essere fissa o telescopica, costruita in alluminio o in fibra di carbonio.

Si dividono in due categorie principali:

  • Abbacchiatore ad aria compressa, collegato ad un compressore d’aria tramite un tubo che fornisce la potenza necessaria
Abbacchiatore raccolta olive ad aria compressa
  • Abbacchiatori Elettrici, che funzionano grazie all’elettricità a bassa tensione, fornita normalmente da batterie
Abbacchiatore elettrico

Abbacchiatori per olive ad aria compressa

Gli abbacchiatori ad aria compressa sono azionati da un cilindro, normalmente di alluminio, nel quale si trova un pistoncino che, muovendosi velocemente con moto alternato, aziona i rastrelli, o manine, tramite una biella di collegamento.
L’aria compressa viene generata da un compressore che può essere portato dal sollevatore di un trattore, ed alimentato dal cardano dalla presa di forza, oppure può essere montato su un carrello autonomo ed alimentato da un motore a benzina oppure diesel.

Questo sistema offre un’ottima capacità produttiva grazie alla sua notevole forza di battitura, che ne consente l’uso in presenza di olive dure da staccare, ed è indicato per uso professionale su oliveti di media – grande estensione.
Infine il compressore e le aste possono essere riutilizzate per la successiva potatura grazie a forbici, seghetti e motoseghe intercambiabili con gli abbacchiatori.

Abbacchiatore elettrico raccolta olive: le differenze

Gli abbacchiatori raccolta olive elettrici sono comandati da un piccolo motore elettrico che, tramite una trasmissione con riduttore di giri, aziona i rastrelli.
Il motore può essere collocato sulla testa dell’attrezzo, vicino ai rastrelli, oppure in basso vicino all’impugnatura. In questo caso, il moto viene trasferito ai rastrelli con un’asta rotante situata all’interno dell’asta di prolunga, bilanciando il peso dell’attrezzatura a beneficio del comfort dell’operatore.
Il motore può essere con o senza spazzole, alimentato a 12 volts oppure a tensioni superiori; in questo caso sulla linea elettrica ci può essere un trasformatore che fornisce la tensione necessaria.
La batteria di alimentazione utilizzata può essere una semplice batteria a 12 volts al piombo tipo autoveicolo poggiata a terra per i modelli più semplici, oppure da celle di accumulatori al litio che, grazie alle dimensioni e pesi ridotti, possono essere indossate dall’operatore su una cintura alla vita oppure su uno zainetto.

Se messo a confronto con l’abbacchiatore ad aria compressa, questo sistema è più semplice e relativamente economico, ed è molto diffuso su oliveti di estensione medio – piccola, anche per uso hobbistico. Nonostante ciò esistono aziende agricole che, usando prodotti elettrici di alta gamma più performanti e costosi, ottengono buone prestazioni anche nelle estensioni più vaste.

Sistemi di battitura per abbacchiatori

I sistemi di battitura delle olive sono comuni per gli abbacchiatori sia ad aria compressa che elettrici, e le tipologie più diffuse sono le seguenti:

  • Rastrelli a movimento alternato, che si aprono e chiudono lasciando uno spazio libero molto piccolo in fase di chiusura; sono costruiti normalmente in plastica morbida e possono essere a denti fissi oppure smontabili;
  • Rastrelli con aste in carbonio, che si muovono in maniera alternata come i precedenti, oppure ad arco di cerchio, per un’azione più delicata su alcuni tipi di olive
Rastrello con aste in carbonio

Naturalmente esistono molte altre forme e sistemi di scuotitura, come per esempio quelle con flagelli di filo di nylon rotanti, oppure con sistemi ibridi ricavati dalla combinazione di quelli già esistenti; per questa classificazione bisogna tenere conto che esistono una miriade di piccoli produttori con sistemi vari di raccolta proposti in piccolissime nicchie di mercato locale.

Quindi, cosa aspetti? Scopri il modello di abbacchiatore raccolta olive più adatto a te per incrementare produttività e sicurezza grazie all’ausilio di questo strumento agricolo.

Lamborghini R8 trattore

Lamborghini R8: il trattore di punta del marchio Lamborghini

Il marchio Lamborghini, noto in tutto il mondo per le sue auto sportive di lusso, ha una storia meno conosciuta ma altrettanto prestigiosa anche nel campo dei trattori agricoli. Dal 1948 infatti, anno della fondazione della Lamborghini Trattori, il marchio ha rappresentato un’icona di qualità e innovazione nel settore agricolo. Tra i suoi modelli più emblematici spicca il trattore Lamborghini R8, che ha segnato un’epoca per l’azienda, soprattutto nei primi anni Duemila.

La storia del marchio Lamborghini nell’ambito dei mezzi agricoli

Lamborghini, un nome che evoca immediatamente immagini di auto sportive di lusso e alta velocità, ha radici altrettanto profonde e prestigiose nel mondo agricolo. La storia di Lamborghini Trattori, fondata nel 1948 da Ferruccio Lamborghini, rappresenta un percorso di innovazione, sfide e successi che ha contribuito a trasformare il settore agricolo in Italia e nel mondo.

Ferruccio Lamborghini fondò Lamborghini Trattori a Cento, in provincia di Ferrara, nel 1948, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. A differenza di altri produttori di trattori dell’epoca, come Fiat Trattori e Landini, Lamborghini non poteva contare su una lunga tradizione nel settore. Tuttavia, Ferruccio sfruttò il contesto post-bellico a suo vantaggio. Utilizzando materiali bellici abbandonati, come motori e differenziali di camion e mezzi militari recuperati dai centri ARAR (Azienda Rilievo Alienazione Residuati), creò le prime trattrici, chiamate “Carioca“. Questi trattori presentavano un’innovazione tecnica importante: un vaporizzatore applicato a un motore Morris, che permetteva al trattore di avviarsi a benzina e poi funzionare a petrolio.

Le innovazioni del marchio Lamborghini trattori e il Lamborghini R8

Questa ingegnosità tecnica fu solo l’inizio. In pochi anni, Lamborghini Trattori passò da una produzione di un trattore alla settimana a circa 200 all’anno.
Nel 1955, Lamborghini fece un ulteriore passo avanti con la presentazione del suo primo trattore cingolato, il DL 25C, seguito dal DL 30C. Questi trattori, caratterizzati dal colore giallo, risposero alle esigenze di un’agricoltura in continua evoluzione, offrendo soluzioni innovative e affidabili.

Nel 1968-69, Lamborghini Trattori adottò una strategia volta a migliorare la qualità tecnica dei suoi prodotti e ad aumentare la capacità produttiva. In questo periodo, l’azienda fu la prima in Italia a introdurre il cambio sincronizzato di serie sui propri trattori. La gamma si arricchì di modelli di grande potenza, come il R. 480, che rappresentarono un punto di svolta per l’azienda.

Lamborghini Trattori: le innovazioni dagli anni ’70

Nel 1973, Lamborghini Trattori entrò a far parte del Gruppo SAME, portando con sé il proprio marchio e tutto il prestigio accumulato negli anni. Questo passaggio segnò l’inizio di una nuova era di innovazioni, come la gamma di trattori con motori modulari raffreddati ad acqua introdotta nel 1983, e la regolazione elettronica dell’iniezione motori e le nuove centraline di controllo per i trattori negli anni ’80.

Negli anni ’90, con la serie “RACING”, Lamborghini introdusse la trasmissione “Electronic Power Shift”, confermando la sua capacità di innovare e di anticipare le esigenze del mercato. Nel 1993, il marchio ampliò la sua offerta con i “RUNNER”, trattorini destinati alla piccola agricoltura e al settore del green, dimostrando una volta di più la sua versatilità.

Con l’inizio del XXI secolo, Lamborghini Trattori continuò a spingersi oltre, presentando le serie R6, R7 e R8, che segnarono un ulteriore passo avanti in termini di prestazioni e tecnologia. Nel 2013, il marchio raggiunse un nuovo traguardo con il lancio del trattore Nitro, caratterizzato da un design innovativo e una cofanatura bianca. Il Nitro ottenne numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il prestigioso “Tractor of the Year – Golden Tractor for the Design 2014” e il “RedDot Award 2014“, consolidando la reputazione di Lamborghini come leader non solo nella potenza e nell’efficienza, ma anche nel design.

Il debutto del Lamborghini R8

Il Lamborghini R8 fece il suo debutto nei primi anni 2000, rappresentando la punta di diamante della gamma di trattori offerti dal marchio. La serie R8 era concepita per soddisfare le esigenze di agricoltori professionisti e grandi aziende agricole, che necessitavano di macchine potenti, affidabili e tecnologicamente avanzate. La gamma iniziale prevedeva tre modelli principali:

  • Lamborghini R8 210: modello di entrata con una potenza di 210 cavalli, pensato per chi cercava un compromesso tra potenza e versatilità, sostituito ben presto dall’R8 215. Non molto tempo dopo il lancio, il modello R8 210 venne sostituito dall’R8 215. Questa evoluzione portò un lieve incremento di potenza e alcune migliorie tecniche, rendendo il trattore ancora più performante. L’R8 215 divenne rapidamente uno dei modelli più apprezzati della serie, grazie al suo equilibrio tra prestazioni, efficienza e costo operativo;
  • Lamborghini R8 235: una versione intermedia, con 235 cavalli, che offriva una maggiore potenza per lavori più impegnativi;
  • Lamborghini R8 265: il top di gamma, con una potenza di 265 cavalli, ideale per le operazioni agricole più gravose.

L’Evoluzione del 2007: nuovi motori e modelli di trattori Lamborghini

Nel 2007 il settore agricolo si trovò di fronte a nuove sfide legate alla necessità di ridurre le emissioni inquinanti. Le normative europee divennero più stringenti, richiedendo ai produttori di adeguare le proprie macchine ai nuovi standard ambientali. Lamborghini Trattori, parte del gruppo SDF (Same Deutz-Fahr), rispose prontamente a queste esigenze aggiornando la gamma R8.

I motori Deutz BF6M, che fino a quel momento avevano alimentato i modelli R8, furono sostituiti dai nuovi motori Deutz TCD. Questi nuovi propulsori, sempre a sei cilindri, introducevano l’iniezione common rail, una tecnologia che migliorava l’efficienza del carburante e riduceva significativamente le emissioni. Con l’adozione di questi motori, nacquero due nuovi modelli:

  • Lamborghini R8 230: questo modello, con una potenza di 230 cavalli, rappresentava una naturale evoluzione della gamma, offrendo maggiore efficienza e rispetto per l’ambiente senza compromessi sulle prestazioni;
  • Lamborghini R8 270: il successore dell’R8 265, con 270 cavalli, che rappresentava il massimo della potenza e delle prestazioni all’interno della gamma.

Serie trattori Lamborghini R8: caratteristiche comuni

La serie di trattori Lamborghini R8, sviluppata nei primi anni 2000, rappresenta un esempio di eccellenza ingegneristica applicata al settore agricolo. Questi trattori sono stati progettati per soddisfare le esigenze delle aziende agricole moderne, offrendo potenza, affidabilità e versatilità. Le caratteristiche tecniche comuni ai modelli della serie R8 riflettono l’impegno del marchio nel fornire soluzioni avanzate per l’agricoltura professionale.

  • Al cuore di ogni modello della serie R8 troviamo il potente motore Deutz a 6 cilindri, con una cilindrata di 7146 cc. Questo motore turbo garantisce prestazioni elevate e una coppia robusta, essenziali per affrontare le operazioni agricole più impegnative.
  • Un altro elemento distintivo della serie R8 è la trasmissione. Di base, questi trattori sono dotati di una trasmissione a 40+40 velocità, che permette un’ampia gamma di opzioni di marcia per adattarsi a diverse operazioni sul campo. L’inversore elettroidraulico facilita i cambi di direzione senza la necessità di utilizzare la frizione. Il cambio marcia sotto carico consente di passare da una marcia all’altra senza interrompere il lavoro, migliorando l’efficienza e riducendo l’affaticamento dell’operatore. Sono disponibili anche varianti opzionali della trasmissione, che permettono ulteriori personalizzazioni in base alle esigenze specifiche.

Elementi distintivi del Lamborghini R8: velocità e potenza

I trattori della serie R8 sono progettati per raggiungere velocità fino a 50 km/h, anche se in alcuni Paesi questa velocità è limitata a 40 km/h per conformarsi alle normative locali. Questa caratteristica consente di spostarsi rapidamente tra i campi o da un sito di lavoro all’altro, riducendo i tempi di trasporto e aumentando la produttività complessiva.

L’efficienza operativa della serie R8 è ulteriormente migliorata grazie alla potente pompa idraulica, con una cilindrata a partire da 120 litri al minuto. Questo impianto idraulico è in grado di alimentare un’ampia gamma di attrezzature agricole, garantendo potenza e reattività nelle operazioni di sollevamento, aratura e altre applicazioni che richiedono un supporto idraulico robusto.

La robustezza dei trattori R8 è evidenziata dal loro peso, che varia da 8400 a 9500 chilogrammi a seconda del modello e delle configurazioni. Questo peso significativo contribuisce a una maggiore stabilità, soprattutto durante l’utilizzo di attrezzi pesanti o su terreni irregolari. La distribuzione del peso è ottimizzata per garantire una trazione eccellente e un’aderenza costante, fondamentali per operazioni agricole efficaci.

La capacità del serbatoio carburante dei trattori R8 varia da 425 a 585 litri, a seconda del modello. Questa capacità generosa permette un’autonomia prolungata, riducendo la necessità di frequenti rifornimenti e consentendo di completare lunghe giornate di lavoro senza interruzioni.

Infine, i trattori della serie R8 sono equipaggiati con ruote posteriori di dimensioni comprese tra 38 e 42 pollici, e ruote anteriori che vanno dai 34 ai 38 pollici. Queste dimensioni non solo migliorano l’aderenza al suolo, ma contribuiscono anche a una maggiore stabilità e trazione, rendendo i trattori R8 ideali per operazioni su terreni difficili e per trainare attrezzature pesanti.

Curiosità: il trattore Lamborghini R8 in Clarkson Farm

Nella popolare serie Amazon Prime Video, “Clarkson’s Farm”, Jeremy Clarkson, celebre conduttore televisivo noto per programmi di successo come “Top Gear” e “The Grand Tour“, utilizza nella sua azienda agricola proprio un trattore Lamborghini R8, acquistato usato per la somma di 40.000 sterline.

La scelta di un trattore Lamborghini per la sua azienda agricola non è casuale: Clarkson ha sempre avuto una predilezione per i veicoli straordinari, e il Lamborghini R8 270 rappresenta un connubio ideale tra tecnologia avanzata e stile distintivo. Nonostante la sua potenza impressionante, Clarkson si trova spesso a confrontarsi con le difficoltà e le sfide dell’uso di un mezzo così imponente nelle strette strade di campagna e nei terreni accidentati della sua fattoria, creando momenti di grande divertimento e suspense per gli spettatori. La presenza del Lamborghini R8 270 nella serie è diventata un simbolo della volontà di Clarkson di affrontare l’agricoltura con la stessa passione e spregiudicatezza che lo ha reso famoso come conduttore automobilistico.

Centralina Preriscaldo delle Candelette

Centralina Preriscaldo delle Candelette cos’è e come funziona

La centralina, o relè di preriscaldo candelette, è un dispositivo elettrico che alimenta le candelette di preriscaldo del motore, le quali permettono di riscaldare la parte interna della testa motore, in modo da facilitare l’avviamento a basse temperature. Questo dispositivo elettrico svolge un ruolo cruciale nel garantire che il motore parta agevolmente anche alle temperature più basse, contribuendo a una maggiore affidabilità e prestazioni ottimali del veicolo. Scopriamo insieme come funziona e perché è così importante. Scopri tutto su centralina preriscaldo delle candelette cos’è e come funziona.

Sistemi di preriscaldo Diesel

La modalità e durata di accensione delle candelette viene gestita automaticamente dalla centralina in funzione delle temperature, quindi possiamo facilmente capire quanto questo dispositivo sia importante per il buon funzionamento del motore.

Il sistema di relè preriscaldo descritto è normalmente usato nei motori diesel a precamera, ovvero quei motori nei quali la combustione del gasolio avviene in una precamera ricavata nella testa motore, comunicante con la camera di scoppio.

Nei motori diesel di ultima generazione common rail, quindi ad iniezione diretta nella camera di scoppio, spesso sono montati comunque dei sistemi di preriscaldo a candelette, ma in questo caso l’obiettivo è anche quello di ridurre le emissioni nocive del motore alle basse temperature, quindi la centralina comanda le candelette di preriscaldo per tempi più lunghi, anche dopo l’avviamento del motore, fino al raggiungimento della temperatura di combustione ottimale.

Quando sostituire la centralina preriscaldo

La sostituzione di questo importante dispositivo va eseguita quando il motore ha difficoltà di avviamento alle basse temperature, previo controllo dell’impianto elettrico di alimentazione e del fusibile dedicato.
Un buon indice del corretto funzionamento può essere l’accensione della spia di preriscaldo, se presente, che deve avvenire automaticamente quando attiviamo il commutatore di avviamento con la chiave, e deve durare per almeno 5/10 secondi con il motore freddo.

La sostituzione della centralina di preriscaldo delle candelette è un’operazione che dipende da diversi fattori, tra cui l’età del veicolo, il chilometraggio e l’uso del motore. In generale, non esiste un intervallo di manutenzione prestabilito per la sostituzione della centralina, ma ci sono alcuni segnali che possono indicare la necessità di sostituirla.

  • Difficoltà di avviamento. Se il motore ha difficoltà ad avviarsi, soprattutto quando le temperature sono basse, potrebbe essere un segno che la centralina non funziona correttamente. In questi casi, è consigliabile controllare sia le candelette che la centralina per individuare eventuali problemi.
  • Codici di errore. Se il sistema di gestione del motore del veicolo segnala codici di errore relativi al preriscaldamento delle candelette o alla centralina stessa, potrebbe essere necessario sostituirla. È importante far diagnosticare il problema da un meccanico professionista per confermare la causa del malfunzionamento.
  • Segni visibili di danni. Se la centralina presenta segni visibili di danni, come corrosione, surriscaldamento o danneggiamenti fisici, potrebbe essere necessario sostituirla. I danni esterni possono compromettere il funzionamento della centralina e influire sulla sua capacità di alimentare correttamente le candelette di preriscaldo.
  • Chilometraggio elevato. In generale, con il passare del tempo e il continuo utilizzo del veicolo, è consigliabile considerare la sostituzione della centralina e delle candelette per garantire prestazioni ottimali e affidabilità del sistema di preriscaldo.

Quando sostituire le candelette

Dopo aver controllato bene l’impianto elettrico di preriscaldo, dobbiamo verificare che le candelette siano correttamente alimentate, direttamente sulla connessione all’estremità esterna della candeletta.
Se l’alimentazione elettrica è a posto, e il motore ancora stenta ad avviarsi, allora è probabile che sia necessario sostituire una o più candelette.

Per ulteriore verifica si consiglia di smontarle tutte ed alimentarle separatamente, in modo da osservare se sotto tensione la punta diventa di colore arancio entro 5/10 secondi; in caso contrario la candeletta è da sostituire.

La sostituzione delle candelette di preriscaldo è un’operazione cruciale per garantire un corretto avviamento del motore, specialmente nei veicoli diesel. Anche se non esiste un intervallo di sostituzione standard per le candelette, ci sono alcuni segnali che indicano la necessità di effettuare questa operazione.

  • Difficoltà di Avviamento diesel. Uno dei segni più comuni che le candelette devono essere sostituite è la difficoltà di avviamento del motore, specialmente quando le temperature sono basse. Se il motore impiega più tempo del solito per accendersi, potrebbe essere un segnale che le candelette non stanno funzionando correttamente.
  • Illuminazione della Spia del Motore. Se la spia del motore si accende sul cruscotto e il veicolo mostra segni di difficoltà di avviamento, potrebbe essere indicativo di problemi alle candelette o al sistema di preriscaldo. In questo caso, è consigliabile eseguire un controllo completo del sistema per individuare la causa del problema.

Altri segnali di allarme e sostituzione

Ulteriori segnali di sostituzione sono i seguenti.

  • Fumo Anomalo dallo Scarico. Se il motore produce fumo eccessivo o di colore irregolare durante l’avviamento o il funzionamento, potrebbe essere un segno che le candelette non stanno bruciando il combustibile in modo efficiente. Questo può essere causato da candelette difettose o sporche, che potrebbero richiedere la sostituzione.
  • Aumento del Consumo di Carburante. Candelette difettose possono influire sulla combustione inefficiente del carburante, causando un aumento del consumo di carburante. Se si nota un improvviso aumento del consumo di carburante senza altre spiegazioni evidenti, potrebbe essere utile controllare lo stato delle candelette.
  • Chilometraggio Elevato. Anche se non ci sono segni evidenti di problemi, è consigliabile considerare la sostituzione delle candelette dopo un certo chilometraggio, in base alle raccomandazioni del produttore del veicolo. Il normale logorio può influire sulle prestazioni delle candelette nel tempo, quindi la sostituzione preventiva può contribuire a mantenere il motore in buone condizioni di funzionamento.
  • Manutenzione Preventiva. Infine, è consigliabile includere la sostituzione delle candelette di preriscaldo nei programmi di manutenzione preventiva del veicolo. Anche se non ci sono segni evidenti di problemi, sostituire le candelette regolarmente può contribuire a prevenire guasti improvvisi e garantire un avviamento affidabile del motore

Controlliamo allora l’impianto di preriscaldo del nostro motore, così avremo un avviamento facilitato e rispetto dell’ambiente !!!

Centralina di preriscaldo nei trattori

La centralina di preriscaldo delle candelette è un componente fondamentale nei trattori e altri veicoli agricoli con motori diesel. Questo dispositivo elettronico è progettato per garantire un avviamento agevole del motore, soprattutto in condizioni climatiche rigide, contribuendo a migliorare l’affidabilità e l’efficienza complessiva del trattore. Nei trattori agricoli con motori diesel, la centralina di preriscaldo delle candelette svolge una funzione vitale nell’assicurare un avviamento rapido ed efficiente del motore, specialmente in condizioni meteorologiche avverse. Quando il motore è freddo, il combustibile diesel può solidificarsi e rendere difficile l’accensione. Le candelette di preriscaldo, riscaldate dalla centralina, aumentano la temperatura all’interno delle camere di combustione, facilitando l’accensione del combustibile. Questo processo contribuisce a ridurre l’usura del sistema di avviamento e a migliorare l’affidabilità del trattore, garantendo prestazioni ottimali anche alle basse temperature.

Importanza della Centralina di Preriscaldo nei trattori

L’efficacia della centralina di preriscaldo delle candelette è particolarmente cruciale per le operazioni agricole, dove la tempestività nell’avviare i trattori può fare la differenza tra un lavoro efficiente e ritardi costosi. In condizioni climatiche estreme, come il freddo invernale, un motore che non parte può causare interruzioni nell’attività agricola, rallentamenti nella produzione e potenziali danni al motore stesso.
La centralina di preriscaldo delle candelette aiuta a mitigare questi rischi garantendo che il motore sia pronto all’azione in tempi brevi, consentendo agli agricoltori di massimizzare il tempo di lavoro utile e mantenere la produttività del campo. Inoltre, contribuisce a ridurre l’usura e il consumo di carburante, ottimizzando le prestazioni del trattore nel lungo termine.

Sostituzione e manutenzione della Centralina di Preriscaldo

La centralina di preriscaldo delle candelette, come ogni componente meccanico ed elettrico, richiede manutenzione e, eventualmente, sostituzione nel corso della vita utile del trattore. Se il trattore presenta difficoltà di avviamento, illuminazione della spia del motore o altri segnali di malfunzionamento del sistema di preriscaldo, è consigliabile far controllare la centralina e le candelette da un tecnico specializzato.
Anche se non ci sono segni evidenti di problemi, è consigliabile includere la verifica e la manutenzione della centralina di preriscaldo delle candelette nei programmi di manutenzione preventiva del trattore. Questo può contribuire a prevenire guasti improvvisi e garantire prestazioni affidabili del sistema di avviamento in tutte le condizioni.

ATTENZIONE!
Queste istruzioni sono pubblicate a scopo divulgativo, e sono genericamente
riferite ai modelli più comuni presenti sul mercato.
Per istruzioni dettagliate e specifiche è bene consultare i libretti di uso e manutenzione in dotazione al tuo veicolo.

Distributore Oleodinamico a cosa serve mezzi agricoli

Distributore Oleodinamico a cosa serve

Il distributore oleodinamico, detto anche distributore idraulico, è un dispositivo che serve a deviare un flusso di olio in pressione mediante un circuito interno, al fine di comandare gli utilizzatori idraulici collegati ad esso tramite tubazioni. Il distributore oleodinamico è dunque un dispositivo progettato per dirigere il flusso di olio all’interno di un sistema oleodinamico. Questo flusso può essere indirizzato a diverse parti del sistema, come cilindri, motori, valvole e attuatori, per eseguire varie funzioni. Il distributore è essenzialmente una valvola che controlla il flusso e la direzione dell’olio idraulico attraverso il sistema. Nelle macchine agricole è utilizzato per comandare alcuni tipi di sollevatori e terzi punti idraulici, le prese idrauliche che muovono le attrezzature, ed altro ancora. Continua a leggere per scoprire di più sul distributore oleodinamico a cosa serve.

Tipologie di distributore oleodinamico e caratteristiche

I distributori più comuni sono quelli monoblocco, ovvero costruiti in un solo pezzo, montati esternamente e collegati con tubazioni a vista.

I distributori monoblocco sono dispositivi idraulici compatti progettati per dirigere il flusso di olio in sistemi oleodinamici utilizzati in macchine agricole. Sono chiamati “monoblocco” perché sono costruiti come un’unica unità, che include tutte le valvole necessarie all’interno di un unico blocco solido. Questo design compatto li rende facili da installare e da integrare nei sistemi esistenti.
I distributori monoblocco sono ampiamente utilizzati in una varietà di macchine agricole, tra cui:

  • Trattori. Nei trattori moderni, i distributori monoblocco sono essenziali per controllare le funzioni idrauliche, come l’alzata del sollevatore, il controllo delle attrezzature, e la direzione dei cilindri idraulici.
  • Macchine per la Semina e la Coltivazione. Le seminatrici, le trinciatrici, i mietitrebbie e altre macchine agricole richiedono distributori monoblocco per controllare le funzioni idrauliche, come l’altezza delle ruote, l’apertura delle seminatrici e altro ancora.
  • Attrezzature per l’Irrigazione. Nei sistemi di irrigazione, i distributori monoblocco sono utilizzati per controllare le valvole e i motori idraulici responsabili della distribuzione dell’acqua.
  • Macchine per la Raccolta. Nelle macchine per la raccolta, come le mietitrebbie, i distributori monoblocco sono fondamentali per controllare i meccanismi di taglio, la direzione delle piattaforme di raccolta e altri dispositivi idraulici.

Ne esistono anche costruiti a disegno ed applicati direttamente sul blocco del sollevatore o della trasmissione del trattore, spesso dotati di collegamenti idraulici ricavati all’interno dei supporti di fissaggio.

Come è fatto un distributore oleodinamico

Entriamo nel vivo di questo articolo su Distributore Oleodinamico a cosa serve. Il cuore del distributore è lo stelo, detto anche spoletta, che può essere semplicemente descritto come un tondino di acciaio rettificato con degli incavi circolari che, durante il movimento lungo il suo asse, apre e chiude dei fori, detti anche travasi, ricavati nel corpo principale del monoblocco, costruito normalmente in ghisa.

Le tubazioni esterne sono collegate ai travasi mediante raccordi filettati standard, spesso contraddistinti con la lettera “P” per indicare la pompa, ovvero il flusso in entrata, e la lettera “T” per indicare il travaso, detto anche recupero, ovvero il flusso in uscita verso il serbatoio oppure verso altri utilizzi a seguire in cascata, creando così un circuito detto “a centro aperto”, che è lo schema largamente più diffuso nelle macchine agricole.
I raccordi per gli utilizzi utilizzi non sono normalmente indicati da nessuna lettera, e si distinguono in due categorie: a semplice o doppio effetto.

Tipi di distributori, stelo e flottante

I distributori a semplice effetto gestiscono una sola mandata per ogni utilizzo, come per esempio i cilindri idraulici per il ribaltamento di rimorchi.
I distributori a doppio effetto gestiscono due mandate per ogni utilizzo, come i cilindri idraulici a doppio effetto e i motori oleodinamici.

Lo stelo viene comandato da una leva esterna, normalmente applicata direttamente sul distributore tramite un supporto, oppure da un comando a distanza mediante cavo flessibile o tiranti di rinvio. Il movimento è alternato in avanti e indietro con richiamo a molla oppure con bloccaggio a seconda delle funzioni richieste, con un centro a riposo che consente al flusso di olio di attraversare l’elemento senza deviazioni.
Una particolare funzione, detta “flottante”, prevede una particolare posizione con la leva bloccabile in modo da collegare costantemente l’utilizzo con il flusso in uscita.

Alcuni distributori sono comandati da una bobina elettrica con un solenoide che genera un campo magnetico e fa muovere lo stelo, in questo caso parliamo di un elettrodistributore.

Il numero di steli presenti in un distributore può variare da uno a più elementi, moltiplicando così il numero di utilizzi collegabili per ottenere schemi complessi con un solo distributore installato.

Normalmente al distributore monoblocco è associata una valvola di massima pressione tarabile con un apposito registro a vite, montata dalla parte del flusso in entrata, in modo da limitare i picchi di pressione in un intervallo normalmente compreso tra i 100 ai 180 bar.

CARRY OVER: cos’è e come funziona

Hai mai sentito parlare di carry over?
I più esperti sanno che il circuito di recupero detto carry over serve a separare il flusso di olio in uscita, ma a che serve?


Torniamo allo schema descritto prima, e precisamente al fatto che il flusso in entrata “P” viene deviato agli utilizzi, che generano a seguire un loro flusso di uscita in recupero, diretto verso il raccordo “T”, sia che si tratti di utilizzi a singolo che a doppio effetto.

Montare un carry over

A questo punto si può creare un problema, visto che il raccordo in uscita raccoglie sia l’olio proveniente dal recupero degli utilizzi, che quello non utilizzato proveniente dalla pompa, passante attraverso il distributore senza deviazioni. Precisamente, se l’impianto prevede il riutilizzo del flusso in uscita mediante un altro distributore in cascata, il recupero degli utilizzi del primo distributore viene sicuramente ostacolato dalla strozzatura degli utilizzi a valle, creando così una contropressione dannosa per l’intero sistema.


Allora come fare? Montiamo un carry over!

Solo i distributori predisposti hanno la possibilità di montare su richiesta un raccordo filettato, detto appunto carry over, che va a chiudere uno dei travasi separando i flussi in uscita, ottenendo così un recupero dal raccordo “T” dedicato al proseguimento della linea di pressione per altri utilizzi a valle, ed un secondo flusso separato in uscita proveniente direttamente dagli utilizzi, diretto al serbatoio con una contropressione praticamente quasi nulla: risolto il problema.
Infine va detto che i flussi separati in uscita consentono lo scarico della valvola di sovrapressione in tutte le condizioni, in modo da gestire pressioni massime dedicate per ogni singolo distributore.

Queste indicazioni sono essenziali se si vuole aggiungere un distributore ad un impianto idraulico già esistente, in modo da ottimizzarne l’utilizzo e prevenire le problematiche evidenziate. Ora sai davvero tutto su Distributore Oleodinamico a cosa serve.

ATTENZIONE!
Queste istruzioni sono pubblicate a scopo divulgativo, e sono genericamente
riferite ai modelli più comuni presenti sul mercato.
Per istruzioni dettagliate e specifiche è bene consultare i libretti di uso e manutenzione in dotazione al tuo trattore o attrezzatura.

Pistone idraulico a doppio effetto cosa è e a cosa serve

Pistone idraulico a doppio effetto cosa è e a cosa serve

Pistone idraulico a doppio effetto cosa è e a cosa serve: scopri tutti i nostri consigli

Il pistone idraulico, detto anche cilindro oleodinamico, o altresì martinetto, è un dispositivo che serve ad esercitare forza lineare lungo il proprio asse, generata da un fluido in pressione, nel nostro caso olio minerale.
Ne esistono anche comandati ad aria compressa ed altri fluidi.
Nel campo agricolo trovano molteplici applicazioni, per esempio nelle idroguide, nello spostamento laterale e sollevamento di attrezzature, nei terzi punti idraulici e in tante altre ancora.


Cos’è il pistone idraulico

Nel linguaggio comune i pistoni oleodinamici sono associati agli attuatori idraulici lineari o ai cilindri oleodinamici. Questo termine è stato adottato principalmente perché i pistoni oleodinamici rappresentano una componente essenziale di tali cilindri. Un cilindro idraulico è costituito da un corpo cavo, noto come cilindro vero e proprio, da uno stelo e da un pistone che si muove all’interno del cilindro. Di conseguenza, i pistoni oleodinamici costituiscono una parte integrante dei cilindri oleodinamici.

Si possono trovare pistoni oleodinamici a singolo effetto o a doppio effetto. Ad esempio, il cilindro a doppio effetto, si distingue dal cilindro a singolo effetto poiché è in grado di generare spinta in entrambe le direzioni assiali. Ciò consente al pistone di muoversi lungo il suo asse in entrambi i sensi. L’olio viene quindi spinto in pressione sia nella camera di spinta che nella camera di tiro, garantendo così un controllo completo del movimento del sistema.
Questo tipo di cilindro idraulico è particolarmente adatto per applicazioni in cui il ritorno del pistone non può avvenire semplicemente per gravità, ad esempio quando si lavora in condizioni di inclinazione o ribaltamento.

Funzionamento pistone idraulico a doppio effetto

Il pistone idraulico a doppio effetto è un componente meccanico che sfrutta la pressione dei fluidi per generare forza e movimento. La sua caratteristica principale è la capacità di spostarsi in entrambe le direzioni, sia in fase di estensione che di ritrazione, grazie all’uso di un cilindro con due camere separate e fluido idraulico in pressione.

  • Estensione: quando il fluido viene pompato nella camera posteriore del cilindro, spinge il pistone verso l’esterno, generando un movimento di estensione.
  • Ritrazione: al contrario, quando il fluido viene pompato nella camera anteriore del cilindro, spinge il pistone verso l’interno, causando un movimento di ritrazione.

Applicazioni nelle Macchine Agricole del pistone a doppio effetto

L’applicazione del pistone idraulico a doppio effetto nelle macchine agricole è estremamente versatile e spazia su una vasta gamma di attività. Di seguito sono riportati alcuni esempi significativi:

Sollevamento e Movimentazione
Nei trattori agricoli, il pistone idraulico è spesso impiegato nei sistemi di sollevamento, consentendo agli agricoltori di alzare e abbassare attrezzature pesanti come aratri, seminatrici, e attrezzi per la lavorazione del terreno. Questo meccanismo offre un controllo preciso dell’altezza e della posizione degli attrezzi, ottimizzando l’efficienza operativa.

Controllo della Direzione e della Velocità
Nei veicoli agricoli, come mietitrebbie o macchine per la raccolta, i pistoni idraulici sono utilizzati per controllare la direzione e la velocità di varie componenti, come ad esempio la regolazione dell’inclinazione della falciatrice o il movimento dei bracci di raccolta. Questo consente agli operatori di adattare le prestazioni delle macchine alle diverse condizioni del terreno e ai vari tipi di coltura.

Azionamento degli Attrezzi
I pistoni idraulici a doppio effetto vengono ampiamente impiegati per azionare attrezzi e accessori nelle macchine agricole, come ad esempio le presse per il fieno o le pinze per la movimentazione di materiali. La capacità di controllare con precisione la forza e il movimento consente un utilizzo efficiente di tali dispositivi, migliorando la produttività complessiva delle operazioni agricole.

Vantaggi e Benefici dei pistoni a doppio effetto

L’utilizzo del pistone idraulico a doppio effetto offre una serie di vantaggi significativi per gli agricoltori e gli operatori delle macchine agricole:

  • Potenza e Controllo: il pistone idraulico fornisce una potenza considerevole e un controllo preciso, consentendo agli operatori di adattare le operazioni alle esigenze specifiche del lavoro agricolo.
  • Versatilità: grazie alla sua capacità di movimento bidirezionale, il pistone idraulico è in grado di gestire una vasta gamma di compiti e applicazioni nelle macchine agricole.
  • Efficienza Energetica: l’uso efficiente della potenza idraulica consente di ridurre i consumi energetici complessivi e migliorare l’efficienza operativa delle macchine agricole.

Come è fatto il pistone idraulico a doppio effetto

Il pistone idraulico a doppio effetto è costituito da un cilindro rettificato all’interno, normalmente costruito in acciaio, il cui diametro interno è definito ALESAGGIO.
La pressione al suo interno viene tenuta da un fondello, saldato da un lato, e dall’altro da una testa forata, la quale è dotata di guarnizioni nella quale scorre lo STELO, che è una barra tonda di acciaio cromato.

All’interno, lo stelo è avvitato sullo stantuffo o pistone che, dotato di speciali guarnizioni, divide il volume interno del cilindro in due parti, collegate separatamente all’impianto oleodinamico di comando mediante due attacchi filettati, in modo da raccordarsi facilmente con le tubazioni in che forniscono l’olio in pressione.
Lo stelo, scorrendo avanti e indietro, genera una forza lineare proporzionale alla pressione dell’olio, che nelle applicazioni agricole è compresa tra poche decine di bar fino a un massimo di 180/190 bar. La lunghezza di scorrimento massima dello stelo si chiama CORSA.
Per identificare correttamente un pistone idraulico dobbiamo quindi indicare almeno l’alesaggio, il diametro dello stelo e la corsa, misurati in millimetri.

Differenza tra pistone idraulico a doppio effetto e a singolo effetto

I pistoni idraulici a doppio effetto sono comandati da due flussi di olio separati, che alternativamente mettono in pressione il cilindro dal lato fondello e dal lato stelo, producendo rispettivamente lo sfilamento e il rientro dello stesso.
Quelli a singolo effetto, invece, detti anche tuffanti, non hanno lo stantuffo interno, quindi l’olio in pressione, che entra solo dal lato fondello, esercita la forza direttamente sullo stelo, che ha un diametro molto grande, di solito poco più piccolo dell’alesaggio.


I pistoni a singolo effetto vengono comunemente usati nei sollevatori dei trattori che, come saprai, esercitano la forza solo verso l’alto, abbassandosi per forza di gravità, e nei sistemi di frenatura dei rimorchi.


Ne esistono anche di tipo telescopico, dotati di più steli cavi inseriti uno dentro l’altro, in modo da ottenere delle corse elevate in poco spazio. Questi trovano applicazione nei rimorchi ribaltabili.

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