Same delfino

Same Delfino 35 dt, uno dei trattori più venduti

Same (Società Accomandita Motori Endotermici) è un’azienda italiana fondata nel 1942 che produce trattori e macchine agricole. La sede principale è a Treviglio, in provincia di Bergamo, in Italia. Same è diventata nota per la produzione di trattori di medie e grandi dimensioni, e per la sua tecnologia avanzata e innovativa.

Nel corso degli anni, Same ha ampliato la sua gamma di prodotti, includendo anche escavatori, caricatori e altre attrezzature per la movimentazione del terreno. L’azienda ha anche acquisito altre aziende leader del settore come Lamborghini Trattori, Hürlimann Trattori e Deutz-Fahr.

Same ha una forte presenza in Europa e in America Latina, ma ha anche filiali in Asia, Africa e Australia. L’azienda si distingue per la produzione di trattori con motori a basso consumo di carburante, con emissioni ridotte e con un alto livello di sicurezza e comfort per l’operatore.

Nel tempo, Same ha sempre investito in ricerca e sviluppo per migliorare le prestazioni dei propri trattori e per soddisfare le esigenze dei propri clienti, puntando sull’innovazione tecnologica e sull’ecosostenibilità.

L’azienda offre una gamma completa di trattori, dai piccoli trattori gommati ai grandi trattori cingolati, per soddisfare le esigenze dei clienti in diverse applicazioni agricole e industriali. Same offre anche una vasta gamma di attrezzature agricole compatibili con i propri trattori, come aratri, erpici, seminatrici e mietitrebbie.

Same si distingue anche per il suo servizio di assistenza post-vendita, con una rete di concessionari e centri di assistenza sparsi in tutto il mondo per garantire che i propri trattori e attrezzature siano sempre in perfette condizioni di funzionamento.

In generale, Same è un’azienda leader nel settore dei trattori e delle macchine agricole, con una lunga storia di produzione di trattori di alta qualità e con una forte attenzione all’innovazione e all’ecosostenibilità.

Same Delfino 35 dt: la storia

Il Same Delfino 35 è un trattore gommato prodotto dalla Same tra gli anni ’70 e ’90. Era dotato di un motore diesel a 2 cilindri raffreddato ad aria e di un sistema di sollevamento idraulico per sollevare e abbassare gli attrezzi agricoli. Era anche dotato di un sistema di trasmissione che consentiva di regolare la velocità delle ruote per adattarsi alle esigenze del lavoro.

Il Same Delfino 35 era dotato di un sistema di trasmissione a 6 velocità in avanti più 2 retromarce con super riduttore opzionale. Era in grado di raggiungere una velocità massima di 25 km/h. Il peso del veicolo era di circa 1.600 kg e la potenza massima erogata dal motore era di 35 CV.

Il Delfino 35 dt della Same era un trattore compatto e maneggevole, con un motore diesel da 35 cavalli di potenza. Progettato per lavori di mantenimento e manutenzione in piccoli appezzamenti di terreno e per lavori in vigneti e frutteti. Era dotato di una trasmissione meccanica e di un sistema di freni a disco a secco, poi evolutisi in freni a disco a bagno d’olio (nelle ultime serie), che lo rendevano facile da guidare e manovrare. Tra le evoluzione che questo trattore ha subito negli anni, ricordiamo il passaggio dallo sterzo meccanico a quello idraulico.

Il Same Delfino 35 era utilizzato principalmente per lavori di aratura, trasporto di materiali, trasporto di bestiame e altre attività agricole. Era anche utilizzato per lavori di costruzione come la preparazione del terreno e la movimentazione di materiali.

Il Same Delfino 35 è stato uno dei trattori gommati più venduti della Same, ed è stato utilizzato per molti anni in tutta Europa e America Latina. Era apprezzato per la sua versatilità e robustezza, ed era considerato un’icona dei trattori gommati della Same, per la sua longevità e la sua efficienza. Ancora oggi non è raro trovarlo sul mercato, viene per questo regolarmente revisionato grazie proprio alla buona reperibilità dei ricambi.

fiat 11090

Fiat 110-90: la Storia

I trattori gommati sono veicoli agricoli che utilizzano ruote in gomma al posto di cingoli per muoversi su terreni morbidi e accidentati.

I trattori gommati sono utilizzati principalmente per lavorare su terreni morbidi e accidentati, come campi di terra rossa o di montagna. Possono essere utilizzati per lavori come aratura, trasporto di materiali, trasporto di bestiame e altre attività agricole.
I trattori gommati sono dotati di un sistema di sollevamento idraulico per sollevare e abbassare gli attrezzi agricoli, e di un sistema di trasmissione che consente di regolare la velocità delle ruote per adattarsi alle esigenze del lavoro.
Esistono diverse tipologie di trattori gommati, quattro per la precisione:

  •  Trattore a ruote isodiametriche (tutte uguali);
  • Trattore a ruote grandi posteriori e ruote piccole anteriori (il Fiat 110-90 ad esempio);
  • Trattore a trazione solo posteriore;
  • Trattore a doppia trazione (DT), conosciuto anche come, a trazione integrale o 4 ruote motrici.

Ciascuna tipologia di trattore gommato è progettata per soddisfare esigenze specifiche e per lavorare su terreni diversi.

Fiat 110-90: la storia

Il trattore gommato Fiat 110-90 è un modello di trattore prodotto dalla Fiat tra gli anni ’80 e ’90. Era dotato di un motore diesel a 6 cilindri e di un sistema di sollevamento idraulico per sollevare e abbassare gli attrezzi agricoli. Era anche dotato di un sistema di trasmissione che consentiva di regolare la velocità delle ruote per adattarsi alle esigenze del lavoro.
Il Fiat 110-90 era dotato di un sistema di trasmissione a 4 marce sincronizzate, con 3 riduttori. Era in grado di raggiungere una velocità massima di 30 km/h (prima serie) e 40 km/h l’ultima serie. Il peso del veicolo era di circa 4.700 kg e la potenza massima erogata dal motore era di 110 CV.
Veniva utilizzato principalmente per lavori di aratura, trasporto di materiali, trasporto di bestiame e altre attività agricole. Era anche utilizzato per lavori di costruzione come la preparazione del terreno e la movimentazione di materiali.
Il Fiat 110-90 è stato uno dei trattori più venduti della Fiat, è stato utilizzato per molti anni in tutta Europa e America Latina. Era apprezzato per la sua versatilità e robustezza, ed era utilizzato sia per lavori agricoli che per lavori di costruzione. Era considerato un’icona dei trattori gommati della Fiat, per la sua longevità e la sua efficienza.

Cosa si può fare con un trattore gommato?

I trattori gommati possono essere utilizzati per una vasta gamma di lavorazioni agricole e di costruzione. Ecco alcune delle lavorazioni più comuni che possono essere effettuate con i trattori gommati:

  • Aratura: i trattori gommati possono essere utilizzati per arare i campi preparando il terreno per la semina;
  • Trasporto di materiali: i trattori gommati possono essere utilizzati per trasportare materiali come letame, compost o materiali di costruzione;
  • Trasporto di bestiame: i trattori gommati possono essere utilizzati per trasportare bestiame da un campo all’altro o per spostare le stalle:
  • Erpicatura: i trattori gommati possono essere utilizzati per erpicare i campi e rimuovere i detriti;
  • Lavori di costruzione: i trattori gommati possono essere utilizzati per lavori di costruzione come la preparazione del terreno, la movimentazione di materiali e la costruzione di strade;
  • Lavori forestali: i trattori gommati possono essere utilizzati per lavori di taglio e trasporto legname;
  • Spandimento di fertilizzanti e concimi: i trattori gommati possono essere utilizzati per spandere fertilizzanti e concimi sui campi;
  • Irrigazione: i trattori gommati possono essere utilizzati per distribuire l’acqua sui campi tramite sistemi di irrigazione;
  • Traino di rimorchi e carri agricoli: i trattori gommati possono essere utilizzati per trainare rimorchi e carri agricoli, per trasportare attrezzi e materiali.

Trattore cingolato o gommato: usi diversi

Ci sono alcune differenze chiave tra i trattori gommati e quelli a cingoli, eccone alcune:

  • Tipo di ruote: i trattori gommati utilizzano ruote in gomma, mentre i trattori a cingoli utilizzano cingoli;
  • Aderenza: i trattori gommati offrono una minore aderenza su terreni morbidi e accidentati rispetto ai trattori a cingoli;
  • Versatilità: i trattori gommati sono più versatili rispetto ai trattori a cingoli, poiché possono essere utilizzati per una gamma più ampia di lavorazioni agricole e di costruzione;
  • Maneggevolezza: i trattori gommati sono generalmente meno maneggevoli rispetto ai trattori a cingoli, si fa quindi più fatica a girare e manovrare in spazi ristretti;
  • Consumo di carburante: i trattori gommati possono consumare meno carburante rispetto ai trattori a cingoli;
  • Manutenzione: i trattori a cingoli hanno bisogno di manutenzione più frequente rispetto ai trattori gommati, poiché le ruote in gomma sono meno soggette ad usura;
  • Terreni: i trattori a cingoli sono particolarmente adatti per i terreni difficili come fango, neve, sabbia e rocce, mentre i trattori gommati sono più adatti per terreni morbidi;
  • Velocità: i trattori a cingoli hanno una velocità più bassa rispetto ai trattori gommati.
fiat 605 c

Icona dei cingolati: Fiat 605 C

I cingolati sono veicoli o macchine che utilizzano cingoli al posto di ruote per muoversi su terreni difficili o accidentati. I cingoli forniscono una maggiore aderenza e stabilità rispetto alle ruote, e sono in grado di superare ostacoli come fango, neve, sabbia e rocce. Sono in grado di superare ostacoli come fango, neve, sabbia e rocce. Possono essere utilizzati per lavori come aratura, trasporto di materiali, trasporto di bestiame e altre attività agricole.

I cingolati possono essere utilizzati in molte applicazioni diverse, come l’agricoltura, la costruzione, la movimentazione di materiali e il trasporto. I trattori cingolati sono utilizzati in agricoltura per lavorare su terreni difficili e accidentati, come campi di terra rossa o di montagna. Inoltre, i cingolati possono essere utilizzati in miniere, cantieri edili e per il trasporto di merci in ambienti difficili come la neve o la sabbia.

Esistono diverse tipologie di cingolati, come quelli a cingoli sottili o larghi, cingoli in gomma o in acciaio, e cingoli a telaio rigido o a telaio flessibile. Ciascuna tipologia di cingolato è progettata per soddisfare esigenze specifiche e per lavorare su terreni diversi.

I trattori cingolati sono dotati di un sistema di sollevamento idraulico per sollevare e abbassare gli attrezzi agricoli, e di un sistema di trasmissione che consente di regolare la velocità del cingolo per adattarsi alle esigenze del lavoro.

Ciascuna tipologia di trattore cingolato è progettata per soddisfare esigenze specifiche e per lavorare su terreni diversi.

I trattori cingolati a cingoli sottili sono progettati per lavorare su terreni duri e spazi ristretti come i vigneti intensivi, mentre quelli a cingoli larghi sono progettati per lavorare su terreni morbidi e sabbiosi.

Fiat 605 C: la storia

Il trattore cingolato Fiat 605 C è stato uno dei modelli più riusciti dell’azienda italiana Fiat Trattori Introdotta per la prima volta negli anni ‘70, con la prima uscita che risale precisamente al 1976, questa macchina ha avuto un grande impatto sull’industria agricola in tutto il mondo e ancora oggi è molto apprezzata dai coltivatori.

Il 605 C era un trattore cingolato con una potenza del motore diesel ad iniezione diretta che andava dai 60 ai 65 cavalli, preceduto dal 555C, modello prodotto poco prima e con una potenza di 55 cavalli. Era dotato di una trasmissione meccanica a 6 marce e 2 retromarce, e il suo sistema di trazione cingolato lo rendeva particolarmente adatto per lavorare in terreni accidentati e irregolari. Grazie alla sua forma snella e al suo peso ridotto, questo trattore era in grado di operare in spazi ristretti e in pendii ripidi, rendendolo un’opzione molto versatile per gli agricoltori di tutto il mondo.

Uno dei vantaggi principali del trattore cingolato Fiat 605 C era la sua affidabilità e resistenza. Costruito con componenti di alta qualità e un telaio robusto, questo trattore poteva sopportare ore di lavoro duro in condizioni difficili, garantendo una maggiore efficienza e produttività per tutte le aziende agricole.

Inoltre, il 605 C era dotato di un sistema idraulico ereditato dalle serie precedenti, che consentiva anche a questa macchina agricola una gestione efficiente degli attrezzi agricoli e la possibilità di alzare e abbassare i carichi con facilità. Questo sistema migliorava la produttività del trattore, permettendo di effettuare diverse operazioni agricole come aratura, semina e irrigazione con maggiore precisione e rapidità.

Il trattore cingolato Fiat 605 C è stato un modello di grande successo per l’azienda italiana Fiat Trattori. Grazie alla sua potenza, affidabilità e versatilità, è stato in grado di soddisfare le esigenze degli agricoltori di tutto il mondo, garantendo un maggiore rendimento e una produttività elevata a tutti i suoi utilizzatori.

Oggi, nonostante il suo essere stato sostituito da modelli più moderni, il Fiat 605 C è ancora ricordato come uno dei migliori trattori cingolati mai prodotti. La sua produzione è terminata nel 1984.

Nastro oro

I trattori Fiat sono stati una presenza costante nell’industria agricola italiana e internazionale per molti decenni. Una delle loro linee di trattori più famose è stata la serie di cingolati Nastro Oro, introdotta verso la fine degli anni ‘60, ha continuato ad evolversi fino agli anni ’80, tra questa spicca proprio il 605C.

I trattori cingolati Fiat Nastro Oro erano progettati per funzionare in terreni difficili, e fornivano una trazione eccezionale su terreni scivolosi o accidentati. Questi trattori erano utilizzati principalmente nell’agricoltura e in ambito forestale, ma venivano anche utilizzati in altre applicazioni industriali, come la costruzione di strade e la movimentazione di materiali.

La serie Fiat Nastro Oro comprendeva diversi modelli, che andavano dal più piccolo Fiat 355C, per i cingolati, al 250 da 25cavalli per i gommati, al più grande Fiat 130C. Tutti i modelli erano alimentati da motori diesel a quattro tempi, con una gamma di potenze che variava da 55 a 130 cavalli. Erano dotati di trasmissioni a 5 o 6 velocità, a seconda del modello, e di un sistema di sollevamento idraulico per attrezzature agricole come aratri, erpici e falciatrici.

Uno dei punti di forza dei trattori Fiat Nastro Oro era la loro affidabilità e durata. Erano costruiti con materiali di alta qualità e progettati per resistere alle condizioni più difficili. Inoltre, erano relativamente facili da riparare e mantenere, il che li rendeva una scelta popolare tra gli agricoltori e gli operatori industriali.

Nonostante il successo dei trattori Fiat Nastro Oro, la serie è stata infine sostituita dalla serie FiatAgri, che ha introdotto nuove tecnologie e miglioramenti prestazionali. Tuttavia, molti dei trattori Fiat Nastro Oro sono ancora in uso oggi, a testimonianza della loro longevità e affidabilità.

Come gli altri trattori della gloriosa serie Nastro Oro, era robusto ed affidabile, e i ricambi erano facilmente reperibili, grazie ad una efficace standardizzazione della componentistica di tutti i modelli della serie “nastro oro”, sia cingolati che gommati. Grazie a tale uniformità dei pezzi, oggi tali trattori possono essere ancora riparati e restaurati per svolgere il lavoro quotidiano nei campi.

In conclusione, i trattori Fiat Nastro Oro hanno giocato un ruolo importante nell’industria agricola italiana e internazionale per molti anni. Grazie alla loro affidabilità, durata e capacità di adattarsi a terreni difficili, sono stati scelti da molti agricoltori e operatori industriali in tutto il mondo. Sebbene la serie sia stata sostituita da modelli più recenti, il loro ricordo vive ancora oggi nella mente di molti.

Curiosità sul Fiat 605C

Ecco alcune curiosità interessanti sulla sua storia:

  • Il design del 605 C è stato ispirato alla forma dei serpenti. Infatti, il suo corpo snello e la forma delle sue parti laterali ricordavano molto da vicino la struttura di questi rettili.
  • Il trattore cingolato 605 C è stato impiegato in diverse operazioni agricole, ma anche in ambiti militari. In particolare, questo modello è stato usato come mezzo di trasporto e supporto logistico.
  • Nonostante il suo essere stato prodotto per molti anni, il trattore cingolato Fiat 605 C è ancora molto apprezzato dai coltivatori di tutto il mondo. In particolare, molti agricoltori ricordano ancora questo modello per la sua affidabilità e versatilità.
  • Nel corso degli anni il Fiat 605C ha subito delle evoluzioni, che si sono tradotte nella versione Super di tale trattore. La versione Super era infatti dotata di un motore più potente, con 65 CV e una maggiore capacità di carico. Tra le novità presenti si ricordano il potenziamento del motore, la capacità di gestire carichi più pesanti e di lavorare con attrezzature agricole più grandi.
sforzo controllato trattore

A cosa serve lo sforzo controllato del sollevatore

Il sollevatore di un trattore è un sistema utilizzato per sollevare e abbassare gli attrezzi agricoli come aratri, falciatrici e trinciatrici. Lo sforzo controllato del sollevatore del trattore è una funzione importante per garantire la sicurezza e la precisione del lavoro.

Come funziona il sollevatore di un trattore?

Questo sistema di sollevamento funziona tramite un sistema di cilindri idraulici le cui camere vengono riempite d’olio in pressione, mentre il meccanismo che favorisce la rotazione del motore è la presa di forza o di potenza.

Il sollevatore consente di alzare e abbassare gli attrezzi in modo preciso e controllato, in modo da adattarsi alle esigenze del lavoro e alle condizioni del terreno.

Il sistema di sollevamento del trattore è composto da 5 parti:

Questo sistema di sollevamento permette quindi di:

  • Assicurare il collegamento tra il trattore e l’attrezzo;
  • Alzare o abbassare l’attrezzo e regolarlo per le diverse lavorazioni;
  • Controllare lo sforzo.

Il sistema di sollevamento svolge due funzioni principali: il controllo della posizione e il controllo dello sforzo.

Sforzo controllato del trattore, come funziona?

La funzione “sforzo controllato” del sollevatore ha il compito principale di evitare lo slittamento delle ruote del trattore, fino all’arresto dello stesso, durante le lavorazioni con attrezzi che operano in profondità, come aratri, ripper, coltivatori e simili.

Gestire bene lo sforzo di trazione del trattore, oltre a evidenti vantaggi di velocità di lavorazione, consente una notevole riduzione degli attriti per scivolamento delle ruote o dei cingoli rispetto al terreno, con un marcato risparmio di usura degli stessi e consumo di carburante.

Non tutti i sollevatori sono dotati del controllo dello sforzo, infatti i trattori di piccola potenza oppure di vecchia concezione spesso ne sono sprovvisti, e la leva del sollevatore controlla solo la funzione di alza e abbassa. Possiamo suddividere i sistemi di comando dei sollevatori in due grandi gruppi:

Sollevatore a Controllo Meccanico

Dotati di due leve di comando normalmente parallele, una per il controllo della “posizione”, ovvero della funzione alza e abbassa, e la seconda per il controllo dello “sforzo”, ed attivano direttamente i controlli idraulici per i movimenti del sollevatore.

Sollevatore a Controllo Elettronico

Dotati di due pomelli rotanti o sistemi simili, anche qui per il controllo indipendente della “posizione” o “sforzo”, che inviano segnali elettrici a una centralina di comando del sollevatore che elabora i dati e, mediante attuatori elettroidraulici, va a comandare i movimenti del sollevatore. Questo sistema consente di variare i parametri più velocemente e con maggiore precisione rispetto al semplice controllo meccanico, ma è più complesso e costoso. Tra i vantaggi bisogna citare anche la possibilità di avere degli interruttori sui parafanghi posteriori che consentono il controllo dell’altezza da terra durante la fase di aggancio / sgancio dell’attrezzo.

Differenza tra controllo della posizione e controllo dello sforzo del trattore?

Il controllo della posizione, ovvero della funzione alza e abbassa, si usa per tutti gli attrezzi che non affondano nel terreno causando sforzo di trazione, come trincia erba, zappatrici, erpici rotanti e simili, quindi dotati di mezzi di galleggiamento sul terreno autonomi, di solito slitte o rulli di sostegno. Inoltre è sufficiente il controllo della posizione per tutti gli attrezzi che lavorano sospesi sul sollevatore, come spandiconcime, cassoncini di trasporto, forche per raccolta potature, irroratori e atomizzatori portati e molti altri. Data la vastità di queste famiglie di attrezzi, possiamo dire che il comando di controllo della posizione è largamente più usato di quello dello sforzo.

Quando però parliamo di lavorare in profondità, conoscere bene le funzionalità dello sforzo controllato del trattore fa la differenza, e bisogna sapere che:

  • Il sollevatore “sente” lo sforzo di trazione generato dal trattore mediante sensori elastici situati sull’attacco del terzo punto, come molle o balestre, oppure sull’asse inferiore dove sono attaccati i bracci del sollevatore sul corpo del trattore. In questo caso la flessione viene misurata direttamente sull’asse che si piega come un arco in tensione, oppure su appositi perni con sensori elettronici che misurano flessioni infinitesimali nel caso di sollevatori a controllo elettronico. Questi movimenti sono proporzionali allo sforzo di trazione istante per istante, e vanno a comandare in maniera autonoma la funzione di sollevamento, tarata dai nostri comandi meccanici o elettronici: in buona sostanza, quando usiamo il comando di sforzo, autorizziamo il sollevatore ad estrarre da solo l’attrezzo dal terreno fin quando lo sforzo rientra nella nostra impostazione, agendo sulla leva di sforzo o sul pomello di comando elettronico. Si ottiene così un particolare effetto di alza e abbassa continuo durante la lavorazione, e se tutto funziona bene, appena le ruote cominciano a scivolare, il sollevatore subito interviene con delle correzioni più o meno frequenti ed intense, impedendo al trattore di rallentare.
  • Bisogna sempre collegare l’attrezzo in maniera corretta, in particolare il terzo punto deve essere agganciato sui fori giusti, in maniera da risultare il più possibile parallelo al terreno con l’attrezzo in massima profondità, come già descritto sul nostro articolo: Come si aggancia il terzo punto. Anche i perni inferiori devono essere agganciati in modo che i bracci del sollevatore siano abbastanza paralleli al terreno con l’attrezzo in massima profondità anche se, in questo caso, possiamo dire che c’è una maggiore tolleranza sul parallelismo con il terreno. Questi accorgimenti sono indispensabili per far misurare correttamente lo sforzo di trazione agli elementi elastici del sollevatore, altrimenti il sistema proprio non funziona!
  • Si possono usare in maniera combinata i due comandi “posizione” e “sforzo”: non tutti sanno che a fine passata, quando bisogna sollevare l’attrezzo per fare manovra e poi riabbassarlo per affondarlo nel terreno, non bisogna agire sul comando di “sforzo” che verrebbe così starato, ma è opportuno sollevare con il comando della “posizione”, che ci consente la manovra senza toccare lo sforzo, purché a fine manovra la posizione ritorni sullo zero, ovvero sollevatore tutto abbassato. Alcuni sollevatori, sia meccanici che elettronici, hanno un tasto che consente l’alza e abbassa spingendo un semplice pulsante.

Che ne dite? Domani tutti a provare in campo!

Attenzione!

Queste istruzioni sono pubblicate a scopo divulgativo, e sono genericamente
riferite ai dispositivi più comuni presenti sul mercato. Per istruzioni dettagliate e specifiche è bene consultare i libretti di uso e manutenzione in dotazione al tuo trattore e attrezzo.

Presa di forza trattore

A che serve la presa di forza a 750 giri al minuto

La presa di di potenza detta anche presa di forza (pdp o pto dall’inglese Power Take-Off) dei trattori agricoli è un dispositivo che consente di trasferire la potenza prodotta dal motore ad un attrezzo o macchina per il lavoro agricolo, collegata ad esso.

La pdp è azionata dalla trasmissione del trattore, e utilizza un giunto cardanico per trasmettere la potenza a un’altra macchina o attrezzo.

La presa di forza è utilizzata in agricoltura per azionare attrezzi come falciatrici, fresatrici, erpici rotanti, trinciatrici, spandiconcime, seminatrici, atomizzatori e altri attrezzi specializzati. Inoltre, può essere utilizzata anche per azionare compressori d’aria, generatori e pompe idrauliche.

Si attiva quando si inserisce una leva sul cruscotto del trattore, oppure un pulsante, consentendo al motore di trasmettere la potenza all’attrezzo. È importante però seguire le istruzioni del produttore per un corretto utilizzo, nonché assicurarsi che l’attrezzo collegato sia compatibile con la presa di forza scelta.

Come gira la presa di forza di un trattore?

Il numero di giri standardizzato per le prese di forza è riferito al numero di giri di massima potenza del motore, salvo variazioni indicate dai singoli costruttori di trattori, ed è suddiviso in tre fasce:

  • Presa di forza a 540 giri al minuto (g/min);
  • Presa di forza a 750 giri al minuto, detta anche 540E (Economica);
  • Presa di forza a 1000 giri al minuto.

Gli attrezzi standardizzati invece, contemplano normalmente solo 2 regimi di presa di forza, ovvero 540 giri al minuto, la più diffusa tra gli attrezzi di piccola e media potenza assorbita, e 1000 giri al minuto, dedicata agli attrezzi di alta potenza assorbita.

Presa di forza del trattore, come funziona?

Per utilizzare la presa di forza a 750 giri al minuto (g/min) in agricoltura, è necessario seguire alcuni passi fondamentali:

  • Collegare l’attrezzo o la macchina al trattore: assicurarsi che l’attrezzo sia correttamente collegato al trattore e che il giunto cardanico sia ben lubrificato per evitare problemi di usura.
  • Accendere il trattore e regolare la velocità della pdp: la pdp a 750 g/min deve essere regolata in modo che giri alla velocità corretta per l’attrezzo utilizzato.
  • Iniziare il lavoro: una volta che tutto è stato controllato e regolato, si può iniziare il lavoro. Durante l’utilizzo, è importante prestare attenzione alla velocità del trattore e alla velocità della pdp per evitare problemi di surriscaldamento o di usura prematura.

La presa di forza a 750 giri al minuto (g/min) offre numerosi vantaggi nell’utilizzo in agricoltura rispetto alla versione standard a 540 g/min.

  • Minore consumo di carburante: la maggiore efficienza della presa di forza a 750 g/min consente di risparmiare carburante rispetto all’utilizzo di una PTO standard a 540 g/min.
  • Versatilità: la pdp a 750 g/min può essere utilizzata per azionare una vasta gamma di attrezzi e macchine, tra cui trinciatrici, spandiconcime, seminatrici, atomizzatori, compressori d’aria, generatori e pompe idrauliche.
  • Riduzione del tempo di lavoro: l’utilizzo della pdp a 750 g/min può ridurre il tempo di lavoro, poiché gli attrezzi possono lavorare più velocemente.

A cosa serve una presa di forza a 750 giri al minuto?

La presa di forza a 750 giri al minuto serve per quegli attrezzi a 540 giri che, facendo parte del gruppo di macchine che assorbono piccole potenze tipo spandiconcime, pompe da diserbo, compressori e simili, oppure attrezzi standard quali fresatrici, trinciatrici e simili, che assorbono medie potenze, ma risultano sotto dimensionate rispetto alla potenza disponibile del motore.

In questi casi la presa di forza a 750 giri consente di usare i suddetti attrezzi ad un regime del motore più basso rispetto alla 540 giri.

Facciamo un esempio: in un trattore medio per ottenere un regime alla presa di forza standard da 540 giri, bisogna spingere il motore fino a 2200 – 2400 giri al minuto, invece con la 750 giri riesco ad ottenere i 540 giri al minuto richiesti mantenendo il motore a soli 1600 – 1700 giri, con evidenti risparmi di attriti, usura, carburante e con maggiore silenziosità di funzionamento.

Bisogna però tenere conto di due problematiche:

  • Non bisogna MAI superare i 540 giri al minuto, per evitare danni alla trasmissione dell’attrezzo, vibrazioni per fuori giri nelle trinciatrici, perdite di olio nella trasmissione per surriscaldamento, e soprattutto pericoli per la sicurezza in genere. Per verificare il regime effettivo della presa di forza durante il lavoro ed evitare il fuori giri, si dovrà controllare il valore sul contagiri: se di tipo analogico (con la lancetta) normalmente sul quadrante ci sono delle scale graduate indicanti i regimi a 540 – 750 (540E) – 1000, oppure negli strumenti digitali vengono indicati direttamente i giri effettivi della presa di forza. Se non abbiamo nessuna di queste indicazioni sulla strumentazione, dobbiamo cercarle nel manuale d’uso del trattore, oppure sulle apposite etichette adesive sulla carrozzeria, indicanti lo schema di proporzione tra i giri del motore e quelli della presa di forza.
  • Non bisogna mandare il motore “sotto coppia”, ovvero l’attrezzo non deve richiedere troppa potenza al motore quando gira piano: per provare la riserva di coppia disponibile durante il lavoro possiamo dare delle piccole accelerate per vedere se il motore aumenta di giri in scioltezza, senza troppo sforzo o fumosità allo scarico, in caso contrario dobbiamo tornare ad usare la normale presa di forza a 540 giri. Su questo aspetto va fatto notare che i nuovi motori diesel common rail danno delle piacevoli sorprese, con prestazioni inaspettate a parità di potenza massima se confrontate con i motori delle precedenti generazioni, grazie all’iniezione elettronica che fornisce una coppia sostanziosa sin dai bassi regimi, riducendo i consumi ed azzerando la fumosità sotto carico.

In conclusione possiamo sicuramente affermare che, se bene usata, la presa di forza a 750 giri dà notevoli benefici e consente una gestione ottimizzata del vostro trattore.

Attenzione!

Queste istruzioni sono pubblicate a scopo divulgativo, e sono genericamente riferite ai dispositivi più comuni presenti sul mercato.
Per istruzioni dettagliate e specifiche è bene consultare i libretti di uso e manutenzione in dotazione al tuo trattore, attrezzo e cardano.